La mediazione familiare e il counseling di coppia
Giovanni D’Angiò, Arianna Recco, Paola Ottobre
Estratto
Il counselor di coppia vuole facilitare l’interazione familiare attraverso un lavoro strutturato a breve termine incentrato sul presente e sul futuro che ricerchi soluzioni concrete e condivise da entrambi i partner che partecipano congiuntamente agli incontri stabiliti.
Dalla famiglia nucleare alla famiglia allargata o mista gli scenari familiari cambiano: “da quella dei figli con le loro necessità, da quella del partner con l’affetto che lo lega ai propri figli e le dinamiche spesso ancora aperte che lo
legano al partner precedente, da quella del terzo genitore con le sue aspettative, le sue difficoltà, i suoi sentimenti di solitudine nel sentirsi talora emarginato dai rapporti affettivi in cui non gli è consentito entrare” (A. Oliviero Ferraris, 1997). La figura del counselor potrà sicuramente essere di aiuto per facilitare le convivenze “forzose” e far in modo che i diversi soggetti in gioco imparino a relazionarsi fra loro.
Il counselor di coppia nel corso del processo della mediazione non solo è tenuto a contenere il conflitto e far in modo che la coppia impari ad autoregolarsi ma è tenuto a conservare una “parzialità multidirezionale; in altre parole, si tratta di dover essere dalla parte di più di una persona nello stesso tempo” (C. J. O’Leary, 2003). Questo atteggiamento è indispensabile per favorire un clima di fiducia e parità tra i partner rispetto al mediatore e superare le resistenza iniziali.
Nel momento della negoziazione i conflitti andranno ad acuirsi ci potranno essere delle crisi e l’emergere di forti sentimenti inattesi, altri potranno reagire sentendosi minacciati e chiudendosi in sé stessi. Il compito del counselor è fare i modo che la tensione non sfoci mai a tal punto da interrompere il lavoro.
Per gestire il conflitto il mediatore deve rivolgersi alla coppia con linguaggio semplice e chiaro affinando le proprie doti come ad esempio la franchezza, la cordialità, l’umorismo per sfruttarle al meglio nel corso del colloquio.
In questa fase è la coppia che sviluppa il vero lavoro di counseling e il mediatore svolge la funzione di collegamento empatico fra i due soggetti. La coppia impara a dialogare, ascolta e rispetta il punto di vista nell’altro, in questo
modo inizia a mutare la natura del problema affrontato e le difficoltà incominciano ad apparire meno insormontabili.
Il dialogo, quindi, aiuta a ricontestualizzare il problema e un comportamento del partner che in principio veniva percepito dall’altro coniuge come negativo ed ostile può essere rivalutato positivamente cambiando il suo significato
globale.
Nella fase conclusiva del counseling di coppia si prende coscienza delle difficoltà, si accettano i limiti e s’impara a conviverci. Così le sedute conclusive assumono una valenza educativa e rappresentano l’inizio di un progetto d’intesa.